venerdì 15 maggio 2009

Le avventure di un poema

Me l’hanno regalato a Natale, ma l’ho letto soltanto adesso: Un altro tempo (Adelphi, 2004, con testo inglese a fronte), di W.H. Auden. Un buon regalo, lo ammetto.

Pubblicato per la prima volta nel 1940, Un altro tempo è una raccolta che fa i conti con un momento di svolta nella vita dell’autore. Nel 1939 Auden, trentunenne, ha lasciato l’Inghilterra e si è trasferito negli Stati Uniti. Inoltre ha cominciato a rivedere tutti i suoi schemi mentali e a riavvicinarsi alla religione. Dalla sua nuova posizione il periodo precedente, la seconda metà degli anni trenta, gli sembra, appunto, un altro tempo.

Era stato il tempo della militanza, che lo aveva portato non solo a una poesia impegnata, ma anche a gesti insoliti. Nel 1936, per esempio, Auden, che tra l’altro era omosessuale, aveva sposato nominalmente Erika Mann, la figlia dell’autore dei Buddenbrock, profuga dalla Germania, per consentirle di ottenere la cittadinanza britannica.

In Un altro tempo c’è Spain 1937, uno dei poemi più famosi di Auden (è reperibile online in inglese). Nel ’37 Auden era andato in Spagna per aiutare la Repubblica, e al ritorno in patria (dopo poche settimane di non guerra, diciamo la verità, perché era rimasto sempre lontano dai combattimenti) ha scritto quella lunga, pulsante, coinvolgente poesia. Con le sue immagini epiche e i suoi ritornelli imperniati sui flussi temporali (“ieri...”, “domani...”, “ma oggi...”), è diventata subito molto popolare, e non poteva non essere ripresa in Un altro tempo. Ma siccome i tempi erano altri, Auden l’ha ripresa con qualche cambiamento.

Nella versione originale, la quartina 23ª (che poi sarà la 21ª, perché due quartine verranno soppresse) iniziava così:

“Oggi il deliberato aumento dei rischi di morte;
la conscia accettazione della colpa nell’omicidio necessario...”.

In Un altro tempo, invece, inizia così:

“Oggi l’inevitabile aumento dei rischi di morte;
la conscia accettazione della colpa nei casi di omicidio...”.

Sembra che sia stato George Orwell, che aveva fatto pure esperienza della guerra in Spagna, a suggerire quelle modifiche, che attenuano la brutalità, l’irrazionalità delle asserzioni originarie.

Ma c’è di più: nel 1966, Auden ha ripudiato in qualche modo quella poesia, lasciandola fuori dalla sua silloge canonica (Collected Shorter Poems 1927-1957).

Eppure passano gli anni e il poema è sempre ristampato, commentato, celebrato da tutti.

I fatti, singolari per un poeta ritenuto da molti il più grande in lingua inglese nella stagione successiva a Eliot, sono stati ricostruiti in modo esauriente in uno degli ultimi numeri della rivista Adamar.

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