venerdì 22 maggio 2009

La figlia del filosofo

Un giorno Vittorio Varvaro si accorge che la sorella Sofia, ventenne, va a messa tutti i giorni; non solo: ha aderito all’Opus Dei, una cosa nuova a Palermo, e intende dedicarsi intensamente ad essa. Fatti suoi, pensa Vittorio democraticamente.

Ma il loro padre non è come lui. Paolo Varvaro è un filosofo, scrive libri su Platone e teorizza nei suoi quaderni cose varie, tra cui l’ateismo. Parla poco, ma è determinato. E così su Sofia, a motivo della sua scelta di vita, si abbattono non le parole del padre, ma i suoi silenzi, molto più duri, molto più taglienti.

Dopo quasi mezzo secolo, l’ottantenne Vittorio Varvaro dà alle stampe La breve storia di Sofia (Ares, 2009), libro di una sincerità talvolta brutale di cui Sofia Varvaro (1941-1972) è non soltanto protagonista, ma anche coautrice.

Infatti le sue lettere occupano più della metà del libro: lettere alla mamma, a fratelli, cognate, nipoti..., e anche al padre, sebbene Sofia sappia che lui, irremovibile nella decisione di rompere tutti i rapporti con lei, non le aprirà nemmeno (dopo la sua morte, nel 1982, saranno rinvenute nelle loro buste ancora chiuse). Alcune sono bellissime e fanno di Sofia, che morirà di cancro giovanissima, una ispirata donna di lettere (è il caso di dirlo). Per esempio questa, scritta da Milano il 24 dicembre 1967:


Carissimo papà,
notte di Natale. Sono sola in casa e vorrei avvicinarmi a te. Tutto intorno, silenzio. È l’atmosfera in cui meglio ci muoviamo tu e io, specialmente quando cerchiamo di incontrarci. Come stai? Scrivi molto? Cosa? Ti tiene abbastanza compagnia il tuo lavoro o ti senti spesso più solo che abitualmente?
Stanotte è festa. Chi crede, ricorda uno splendido mistero: “Il Verbo si fece carne ed abitò fra noi”. Dio è con noi.
“Se io credessi in Dio, mi perderei in Lui”. Parole lette una volta ma che non riesco a dimenticare. Sono per me una speranza (...). Quanti di quelli che credono non hanno ancora capito che bisogna perdersi, e tu che lo hai capito non puoi credere. Perché? Non so. Io sto solo provando a credere sempre più veramente, giorno dopo giorno, per imparare a perdermi e a trovarmi.
Comunque, tu devi poter capire che è incredibilmente bello che Dio si sia fatto carne per svelarsi a noi e per svelarci sé stesso. C’è di che gioire e di che stare in silenzio, di che cantare e di che fare follie (...).
Tu non lo sai, ma io ti dico un segreto: io
voglio vedere Dio. Si può aspettare a vivere una vita pur di arrivarci, di arrivare a essere in Lui, a sapere cos’è Dio e a possederlo. Sono questi i miei desideri, da non dire a nessuno. Solo a Lui e a te, che rimani in silenzio e non sciupi —divulgandoli— i segreti.
Buon Natale, papà (...). Auguri! Vorrei che li ascoltassi e me li ricambiassi (...).
Ricordati ogni tanto di me. Ho ancora bisogno di te.

2 commenti:

Mary Lennox ha detto...

Bellisimo!!
Dove posso conseguere il libro in Roma?
Sempre interesante il suo Blog!
A presto
Mary

ALF ha detto...

Si può ordinare alla casa editrice (www.ares.mi.it). Saluti cari

Alfredo