venerdì 27 giugno 2008

La forza delle idee

La crisi della coscienza europea cavalca ancora: infatti è in libreria una nuova edizione (Utet, 2008). L’autore, Paul Hazard (1878-1944), un professore francese di letteratura comparata, non mi sembra che si sia distinto per niente di speciale, a parte questo libro. Ma appunto la tenuta del libro, pubblicato per la prima volta nel 1935, lo rende un personaggio degno di considerazione.

Che cosa è La crisi della coscienza europea si spiega subito. È la storia delle idee in Europa tra il 1680 e il 1715. Locke, Spinoza, Leibniz, Bossuet, Bayle, Newton, Fénelon...: sono questi, in sostanza, i protagonisti del libro. La conclusione: le idee generate in quegli anni sono state decisive per la storia dell’umanità, perché hanno determinato l’avvento dell’illuminismo e, tramite l’illuminismo, della rivoluzione.

La crisi della coscienza europea è stato bollato da alcuni storici come storia ideologica. Non nel senso che sia un libro inquinato da una ideologia (Hazard, che identifica modernità con crisi d’Europa, dovrebbe essere, ideologicamente, un conservatore, ma non è questo il punto). È storia ideologica nel senso che fa dipendere lo scorrere della storia dalle idee. È questa, per esempio, la critica che gli mosse in Spagna, negli anni quaranta e cinquanta, il grande storico Jaume Vicens Vives (1910-1960).

C’è gente che pensa che sono le idee a fare la storia, e quindi che chi vuole cambiare il mondo deve avere dalla sua gli intellettuali. C’è invece chi pensa che la storia è fatta da un materiale molto complesso, e che perlopiù i mutamenti storici non sono dovuti ai modelli intellettuali congegnati a tavolino dai maîtres à penser, ma al tessuto dei fatti, delle azioni umane, rispondenti il più delle volte alla volontà —in genere rintracciabile, identificabile— dei singoli e delle collettività, e non sempre alle idee degli intellettuali. “La storia è vita”, amava dire Vicens, seguendo Lucien Febvre. Da qui la sua diffidenza nei confronti della storia “ideologica” e il suo apprezzamento, invece, per altri indirizzi: non solo per la storia economica e sociale, ma anche, per esempio, per la storia del diritto, perché di solito il diritto fa eco alla vita.

Io sono piuttosto di questo secondo partito. Non trovo una corrispondenza univoca tra le idee degli intellettuali e i fenomeni storici: non riesco a convincermi che senza Nietzsche non avremmo avuto un Hitler, o senza alcuni padri della Chiesa un san Francesco.

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