venerdì 12 dicembre 2008

La bellezza presa a calci

Alessandro Spina è uno scrittore ottantenne con una vita divisa a metà tra l’Italia e la Libia.

Di lui apprezzai, tempo fa, le Nuove storie di ufficiali (Ares, 1994), un piccolo volume che riprendeva il filo di certe Storie di ufficiali pubblicate quasi trent’anni prima da Mondadori.

L’anno scorso Spina ha ricevuto il premio Bagutta per I confini dell’ombra, praticamente una riproposta —con pochi ritocchi— di tutta la sua narrativa di scenario libico: undici pezzi messi insieme (tra cui le Storie e le Nuove storie di ufficiali) e milletrecento pagine fitte fitte che raccontano in figure la vicenda italiana in Libia nelle fasi successive di conquista, colonia e liberazione.

Ho preso con entusiasmo I confini dell’ombra, ma, diciamo la verità, un po’ prima di arrivare alla metà l’ho mollato: proprio dove si innestano le Nuove storie di ufficiali. Che però, rilette poi in quella nuova cornice, mi sono piaciute ancora: le ho trovate più asciutte, più diritte, direi anche più pulsanti di vita, di quegli altri romanzi e racconti che le precedevano.

Secondo me, una carta vincente delle Nuove storie di ufficiali è la presenza esclusiva di personaggi italiani, mescolati invece nei primi romanzi del ciclo libico (Il giovane maronita, Le nozze di Omar, Il visitatore notturno) all’elemento indigeno. Ma sono consapevole che questa è una considerazione molto discutibile. E tra l’altro non vale per le Storie di ufficiali, che per quanto riguarda la stoffa dei personaggi sono molto simili alle Nuove storie.

Comunque sia, il mio è un invito alla lettura non dell’ormai più famoso I confini dell’ombra, ma delle Nuove storie di ufficiali, una silloge di sei racconti i cui protagonisti sono militari italiani di stanza in Libia negli anni 30. Militari spesso determinatissimi —seppure sotto un velo d’ironia e di finto scetticismo il più delle volte— in cui a un certo punto può scattare il dubbio. Come il colonnello Terzi, quell’uomo che confondeva la sua volontà con la legge e che un giorno scopre al suo interno la contraddizione.

Ci sono anche artisti, poeti, intellettuali, in questi racconti: ovviamente l’intellettuale, in un ambiente dominato dai valori castrensi, dalla decisione, dall’inflessibilità, è il “diverso”. Eppure non sarà mai uno di questi personaggi a mandare in crisi i militari. Spesso sarà una donna che si mette di traverso, per esempio una figlia determinata quanto il padre ma in una direzione opposta. Come Elda Terzi, che contro la volontà del padre sposa un artista.

E così l’artista, in queste storie inventate come del resto nella storia reale, è soltanto un pretesto in mano alle parti in campo. Come la palla nel calcio.

La testa presa a calci: questo sarebbe il calcio, secondo un mio amico. L’arte presa a calci, la bellezza presa a calci: questo è, purtroppo, la vita, tante volte. Ce lo racconta, certamente in bellezza, Alessandro Spina.

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