venerdì 22 agosto 2008

Poesía y distancia

Es espantoso cómo pasa el tiempo. Abro un libro que encuentro en un armario y me encuentro con una dedicatoria casi arqueológica: “Para Alfredo, con el aprecio sincero del autor, Vicente J. Ramírez. Roma, otoño 96”. El libro, Protegida soledad (Tropos, 1994), es un poemario.

Conocí a Vicente Ramírez, poeta y jurista colombiano, en Roma: había venido a hacer un doctorado en Filosofía del Derecho en la Universidad Salesiana; y, de paso, a conocer Europa y a aprender alemán. Tras unos años en esta parte del planeta, volvió a Colombia. Y allí, según luego me dijo alguna vez, dejó de escribir poesía, absorbido por la docencia en una universidad de Medellín o aledaños.

Es una lástima, porque algunos de aquellos poemas me parecían —me siguen pareciendo— prometedores.

Repetiría el universo
para que tú existieras
Recordaría todas las palabras
para encontrar tu nombre
Inventaría el amor
tan solo para amarte.

Recuerdo que, en aquel tiempo, le presté un libro: El hombre de Villa Tevere, de Pilar Urbano. Cuando me lo devolvió me dijo, a modo de elogio, que le había parecido un libro ofensivo: como lector, se había sentido interpelado, espoleado, por aquellas páginas.

Como autor, en cambio, supongo que se habrá sentido protegido por su propio libro de poesía. Hay libros que ofenden y libros que defienden.

Protegida soledad: un libro reencontrado de un amigo del que he perdido hasta la dirección de mail. ¡Qué bien le sienta ahora ese título!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Vorrei parlare di un autore letterario del Cinquecento italiano: Teofilo Folengo, noto anche come Merlin Cocai. Egli è l’inventore di quella forma espressiva nota in letteratura come “italiano maccheronico”. Infatti la sua prima pubblicazione fu il “Merlini Cocaii macaronicon”, che racconta le vicende di Baldus, una specie di eroe – buffone che serve all’autore – come spesso capita – per mettere in risalto criticamente alcune abitudini della società contemporanea. Altre opere famose sono l’Orlandino e il Caos del tri per uno, di carattere autobiografico. Ma non è sulla produzione letteraria del Folengo che vorrei soffermarmi (tra l’altro., la lettura del maccheronico è difficilissima e intrisa di espressioni dialettali mantovane). Mi interessa di più la vicenda personale di questo autore: egli fu monaco benedettino sin dall’età di diciassette anni , però ebbe una forte crisi vocazionale e abbandonò l’ordine nel 1524, convivendo persino con una donna. Io penso che anche la sua passione letteraria lo abbia potuto fuorviare dalla superiore chiamata vocazionale: i suoi primi versi non si presentano particolarmente consoni a una vocazione religiosa e per di più così austera come quella benedettina. A tratti sono persino volgari e poco edificanti. Mi viene da pensare che i superiori lo dissuadessero da quegli scritti ed egli invece continuasse a dedicarcisi, fino a perdere l’orientamento.
Però la storia ebbe un lieto fine: infatti, il Folengo ottenne la grazia del ravvedimento, troncò la relazione con quella donna ed ebbe l’umiltà di ripresentarsi – sei anni dopo l’abbandono – all’Ordine benedettino per chiedere la riammissione, che gli venne concessa (la regola benedettina è molto precisa sul punto: prevede la possibilità di riammettere il religioso sino a tre volte, dopo averne accertato il pentimento e averlo provato col metterlo “all’ultimo posto”). La sua vita monastica da quel momento fu davvero esemplare, al punto che fu anche nominato priore di un monastero e poi morì in completa fedeltà alla regola. Anche da monaco continuò a produrre versi, però lo stile e i contenuti cambiarono radicalmente: compose testi a carattere prettamente religioso, come una vita di Cristo, intitolata “l’Umanità del Figliuolo di Dio” e un altro poema sacro dedicato a “creazione, caduta e redenzione dell’uomo”, dove non è difficile vedere il riflesso della sua personale caduta e conversione, col definitivo ritorno all’ovile. Cito questo caso per dire che la Chiesa è comprensiva verso tutti i suoi figli e non chiude mai la strada , neanche quella della vocazione, a chi abbia commesso errori pur gravi e per questo abbia lasciato la via maestra, ma vi abbia fatto ritorno con cuore contrito e umiliato e deciso a riabbracciare con integrità di vita il cammino che il Signore aveva pensato per lui. Sempre citando gli statuti di alcune congregazioni, è molto bella quella dei Fatebenefratelli, che non si limitano a disciplinare giuridicamente la possibilità della riammissione, ma aggiungono: “Noi riceveremo con amore evangelico il Confratello che torna a far parte dell'Ordine e contribuiremo perché possa sperimentare la gioia di essere nella casa del Signore, vivendo in comunione con i suoi Confratelli” Proprio come dice san Paolo: “Che sarà la loro riammissione, se non una resurrezione dai morti?" Romani 11:15.
C’è motivo di speranza per tutti.
Luigi Murtas

Anonimo ha detto...

Cantastorie
…c’è l’occasione di scandire una poetica di significante verismo…

Marciapiedi marini
gli arbusti tropicali sono bastonati
i ladri seguitano a sovrabbondare
ma la città aperta…
Perché dorme?
I colori sono presenze per chi ama vivere
il piacere non deve essere stretto
troppo forte
la capigliatura suona di entusiasmo
le foglie sono sfoglie precarie del destino
narrare riempie il tuo digiuno
ma i pomposi col fiasco di vino…
Perché dormono?
Paesani e cantastorie
miscugli di similitudini
donna uomo al mattino
uomo donna alla sera
e tanto traffico di illusioni-
Fiere e fieri cantastorie
lentezze di parole incaricate
dal profumo
dal gironzolare
e dalle spine indossate
nel mistero di essere venuto…
Ed avvenuto in fatto-

di Maurizio Spagna
Si è consacrato
Il Rotoversi.com
La cultura poetica in linea con la vita…
Verso i nostri sogni riversi ma scritti per sempre-
Un raccoglitore di poesia on line-

Maurizio Spagna
www.ilrotoversi.com
info@ilrotoversi.com
L’ideatore
Scrittore e Poeta-