
Dopo un magistrale confronto tra l’agnosticismo oggi dominante e la fede (l’agnosticismo risulta più squisito intellettualmente, ma è esistenzialmente inconcludente), Ratzinger rivolge uno sguardo al passato. “La Chiesa antica dopo la fine del tempo apostolico”, scrive, “sviluppò come Chiesa un’attività missionaria relativamente ridotta, non aveva alcuna strategia propria per l’annuncio della fede ai pagani”. Eppure “il suo tempo divenne un periodo di grande successo missionario”. La conclusione è ovvia, come altrettanto ovvia è la differenza tra il cristianesimo primitivo e quello degli ultimi decenni. “La conversione del mondo antico al cristianesimo non fu il risultato di un’attività pianificata, ma il frutto della prova della fede nel modo come si rendeva visibile nella vita dei cristiani e nella comunità della Chiesa (…). Viceversa l’apostasia dell’età moderna si fonda sulla caduta di verifica della fede nella vita dei cristiani”. Dove per “apostasia” si deve intendere, mi sembra, “agnosticismo”, cioè l’atteggiamento che, malgrado i suoi limiti pratici nei confronti della fede, oggi trova un così largo consenso tra le coscienze.
C’è di più. “La nuova evangelizzazione, di cui abbiamo oggi così urgente bisogno, non la realizziamo con teorie astutamente escogitate: l’insuccesso catastrofico della catechesi moderna è fin troppo evidente”. E chi scrive queste parole è lo stesso Joseph Ratzinger che, come Papa, ha creato un pontificio consiglio e ha indetto un sinodo per la nuova evangelizzazione. Non so cosa penseranno, i padri sinodali riuniti a Roma, di parole così pessimistiche del loro datore di lavoro.

La Chiesa è programmaticamente santa (una, santa, cattolica, apostolica), ma sociologicamente talvolta non lo sembra. Nel calendario liturgico c’è una settimana in cui i fedeli sono invitati a pregare per l’unità della Chiesa, la cosiddetta settimana per l’unità dei cristiani. Ci vorrebbe, secondo me, qualcosa di simile per la santità della Chiesa; ovvero per la santità dei cristiani, che in questo senso (in senso sociologico) è la stessa cosa.
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