venerdì 3 aprile 2009

Quelle lettere mai spedite

“Non voglio essere, come il personaggio di Catherine Dunne, la metà di niente”, ha detto qualche anno fa la nostra attuale first lady (allora non lo era), in una lettera aperta, a proposito di certe galanterie rivolte dal marito ad altre dame.

Non ho letto La metà di niente, che per quanto mi dicono affronta, in effetti, l’eterno motivo della donna tradita dall’uomo, ma non credo che sia un romanzo da melodramma lezioso, come invece il paragone della signora Berlusconi potrebbe far pensare. Di Catherine Dunne ho letto soltanto Il viaggio verso casa (Guanda, 2000).

Anche in questo romanzo c’è una crisi coniugale, ma resta molto in secondo piano. Beth, che dopo molti anni torna a Dublino —da Londra, dove abita— per congedare la madre morente (in coma terminale), si è separata dal marito: in fondo non c’è niente di speciale, soltanto che lui dedica la domenica a lavare la macchina, e lei questo non lo manda giù.

La vita spesso è così: cose triviali che vengono percepite come macigni insuperabili nel nostro cammino. Fa bene Catherine Dunne a portare i problemi tra Beth e il marito ai margini, lontano dall’epicentro drammatico del romanzo: è un modo di dire che spesso ciò che ci perde è il non capire l’importanza reale delle cose che sperimentiamo.

Certo, la riconciliazione finale, anche se funzionale al senso della storia (Beth è diventata un’altra persona), mi sembra troppo schematica. Così come la rottura tra James, il fratello di Beth, e la moglie. Diciamo tutto, ho il sospetto che questa simmetria un po’ ortopedica vada a beneficio esclusivo di qualcosa di extraletterario: più precisamente, di quella causa divorzista di cui la Dunne è stata, in Irlanda, militante attiva.

Ma, come dicevo, il tema portante del romanzo è un altro: il viaggio di Beth a casa diventa il ritorno a un rapporto mai prima sistemato adeguatamente, a un rapporto mai armonioso con la madre. Catherine Dunne mixa in questo punto le voci di entrambe, intrecciando i ricordi di Beth a certe lettere che la madre le ha scritto —ma non le ha inviato— negli ultimi anni. C’è non poco di simile a Va dove ti porta il cuore, è vero, ma secondo me il risultato è superiore.

Insomma, sicuramente Catherine Dunne non si meritava quel venir trascinata da Veronica Lario nel mercato del gossip.

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