venerdì 12 settembre 2008

Gli aforismi di Hofmannsthal

L’aforisma è un genere impegnativo. Un aforisma è difficile da trovare e difficile da lavorare, da intagliare fino al raggiungimento della forma perfetta. Come un diamante. Solo che un aforisma banale dà sempre nell’occhio, e invece un diamante falso può passare per vero.

Il libro degli amici, di Hugo von Hofmannsthal (1874-1929), è un libro di aforismi molto speciale. Non solo perché fatto di pensieri sempre suggestivi, ma anche perché non c’è in essi neanche l’ombra di quella deriva verso l’ironia tipica di tanti cultori del genere aforistico (in ambito francese e britannico, per esempio).

I lettori di questo libro sono da Hofmannsthal ritenuti appunto “amici”: persone a cui si vuole bene e con cui si avvia una conversazione senza reticenze, propositiva, una conversazione che possa in qualche modo aiutarli a crescere.


In questo senso, Il libro degli amici ha diversi punti di contatto, anche nei contenuti, con Cammino, di san Josemaría Escrivá (1902-1975), un libro di aforismi spirituali, edificanti.

Dice
Hofmannsthal, per esempio: “Si può bene immaginare un uomo generoso e munifico, che creda non si debba essere munifici e reprima la sua liberalità, tutto per un sentimento del dovere”. E, da parte sua, dice Escrivá: “Fa parte della condizione umana stimare poco quello che costa poco. —Questa è la ragione per cui ti consiglio l'«apostolato del non dare». Non mancar mai di riscuotere ciò che è giusto e ragionevole nell'esercizio della tua professione, se la tua professione è lo strumento del tuo apostolato”.

Un altro esempio. Hofmannsthal: “L’egoismo non pecca tanto nelle azioni quanto nell’incomprensione”. Escrivá: “Più che nel «dare», la carità consiste nel «comprendere». —Perciò, cerca una scusante per il tuo prossimo —ne troverai sempre— se hai il dovere di giudicare”.

Per il resto, sia Cammino che Il libro degli amici comprendono un migliaio circa di aforismi di poche righe, e tutti e due hanno visto la luce in prima battuta in un’edizione fatta dall’autore per una cerchia ristretta di lettori: 800 copie del suo libro ha stampato e rilegato bellamente Hofmannsthal nel 1922 per i suoi amici; una cinquantina, forse, di fascicoli rozzamente dattilografati, con la prima tranche di un Cammino ancora in fieri, ha distribuito Escrivá nel 1932 tra i suoi primi seguaci (si veda a questo proposito la recente edizione critica di Cammino a cura di Pedro Rodríguez).

Hofm
annsthal non è un prete, certo. Né Il libro degli amici è una guida ascetica. È comunque un vero “breviario” (così lo chiama Gabriella Bemporad, curatrice dell’edizione italiana, targata Adelphi): un breviario etico ed estetico.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Salve, Alf, alla fine ho deciso di aprire anche io un mio blog per non stare sempre a ruota.
Posso pubblicizzare?

www.ilcampo.blogspot.com

Grazie.

Luigi Murtas