venerdì 18 luglio 2008

Suore

Il mese scorso sono andato una sera a una presentazione di Sorella, l’ultima fatica di Marco Lodoli. Tanto di piano bar e di lettura di brani scelti, ma alla stessa ora giocava la nazionale e quindi c’era poca gente: naturalmente, perlopiù donne.

La Sorella di questo breve romanzo (cento pagine) è una donna che non crede in Dio e che è diventata suora soltanto perché non ama la vita, la “viscosità” della vita: ama la purezza e basta. Assurdo, non è vero? Ma devo riconoscere che fino alla pagina venti la scrittura magica di Lodoli fa miracoli, nel senso che, malgrado tutto, funziona. Poi però il racconto si sfascia penosamente, con una storia stucchevole e un finale —spiace dirlo, avendo apprezzato, dell’autore, altre prove— da commedia americana.

Senz’altro Lodoli, poeta piuttosto che romanziere, è più bravo a fermare una visione sulla carta che a farla scorrere nel tempo. Ma ritengo pure che con i suoi bizzarri presupposti di partenza abbia tirato troppo la corda.

Questo mese invece ho letto Più forte di Ebola (Ares, 2001), di Elio Croce. Certo, non è un libro da canone letterario, ma mi ha fatto molta impressione. Non è un romanzo: è il resoconto, giorno per giorno, dell’epidemia di Ebola in Uganda nel 2000. L’autore è un missionario comboniano presso il St. Mary's Lacor Hospital di Gulu, nel nord del paese.

Ci sono parecchie suore, in Più forte di Ebola, ma il protagonista è un medico ugandese, Matthew Lukwiya, un tipo veramente in gamba. Le suore, comunque, sono strepitose: chi come medico, chi come infermiera, chi pulendo il reparto Ebola... Le vediamo lavorare, le vediamo pregare, le vediamo piangere...

Le vediamo morire pure. In Più forte di Ebola muoiono due suore. Cinque anni prima, nel Congo, un’altra epidemia di Ebola ne aveva uccise sei: sei suore bergamasche. Tutte volontarie al momento dell’emergenza sanitaria. Come si può dire che le suore non amano la vita? La amano fino alla scelta di fare a pugni con i suoi nemici. La amano fino alla morte.

La morte di suor Pierina mi è rimasta impressa. Ha appena ricevuto l’estrema unzione, e tra preghiere e vomiti di sangue chiede beatamente una fetta di ananas. È domenica, e a Gulu il mercato è chiuso. Ma in quel momento terminale non mancherà a suor Pierina chi faccia i salti mortali per soddisfarla: chi si assuma cioè il compito di percorrere le strade, infestate da guerriglieri, per portarle un ananas da una missione situata in un’altra città. Largo alla voglia di vivere.

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