venerdì 11 aprile 2008

Ex compagni

Infuria su Veltroni, nella campagna elettorale in corso, l’aggettivo “ex comunista”, voce che il mio inconscio associa a una lontana lettura: Uscita di sicurezza, di Ignazio Silone. Adesso Uscita di sicurezza, bel libro che comprende, oltre al saggio omonimo, altri nove, tutti a sfondo autobiografico, è reperibile in un meridiano Mondadori, ma io l’ho letto in una vecchia edizione di Vallecchi degli anni sessanta.

Silone (1900-1978), affiliato al comunismo dal 1920 al 1931, ne è diventato poi un critico feroce. Nel 2000 è stata avanzata la tesi, non totalmente infondata, di un Silone spia fascista proprio in quegli anni di militanza comunista. Il caso vuole che un fratello di Silone, comunista pure lui, sia finito nel 1928 nelle carceri di Mussolini, dove è morto nel 1932. È fuori dubbio che Silone non ha tradito il fratello: al limite avrebbe cercato, tramite i suoi favori alla polizia politica fascista, di liberarlo.


Io in questo caso sono per la presunzione d’innocenza, ma in Uscita di sicurezza c’è qualcosa che mi lascia l’amaro in bocca, ed è una frase che Silone racconta di aver sparato a Togliatti qualche tempo dopo aver lasciato il PC: “
la battaglia finale”, così avrebbe detto, “avverrà fra comunisti ed ex comunisti”.

La trovata non mi piace. Silone, “socialista senza partito e cristiano senza chiesa”, come amava definirsi, sembra pensare all’ex comunismo appunto in termini di partito e di chiesa. Tutti siamo “ex” di qualcosa: ex mariti, ex mogli, ex preti, ex tifosi, ex vegetariani... E purtroppo il mondo attuale, che ha smarrito la virtù della fedeltà, ci spinge sempre di più in questo senso. Ma fare di una tale condizione una militanza mi sembra che rasenti il patetico. Ci sono, comunque, molte armate di “ex”: c’è, per esempio, o almeno c’era alcuni anni fa, il Club di ex fidanzate di Vittorio Sgarbi...


Alcune persone vivono la loro esperienza di adesione e distacco da un ideale con uno spirito bellico degno di cause migliori. Conoscono il “nemico” dall’interno e ritengono quindi socialmente decisiva la loro condizione di “ex”, il che significa spesso sbagliare tutto. Dopo la fine del comunismo nell’Europa orientale è chiaro che non sono stati gli ex comunisti a dare la “battaglia finale”. Anzi, se per battaglia finale Silone intendeva un’apocalisse del tipo di quella del nazismo, battaglia finale, grazie a Dio, non c’è stata.


Insomma, tra i “compagni” Silone e Veltroni preferisco quest’ultimo, che chiaramente ha integrato il proprio passato, pur lasciandoselo alle spalle, in qualcosa di costruttivo.


Certo, come scrittore preferisco Silone...

1 commento:

Bruno ha detto...

Silone e Veltroni hanno vissuto esperienze diverse: il comunismo di Stalin e quello di Gorbaciov non sono la stessa cosa. Quindi trovo normale che da ex comunisti abbiano atteggiamenti diversi.

Bruno