
Il mistero del granello di senape (Lindau, 2012) è un suo volume di 400 pagine sulla
teologia di Joseph Ratzinger, ovvero Benedetto XVI. Di lui Koch è un deciso
sostenitore, e sottolineo la parola deciso (che sia un sostenitore è scontato,
essendo stato dal Papa nominato per il posto in Vaticano). Per esempio, Koch è
l’anima delle riunioni estive di discepoli di Ratzinger che si tengono tutti
gli anni a Castelgandolfo.
Koch smise tempo fa i
panni di teologo di grido per diventare pastore, ma il suo background di teologo lo rende particolarmente efficace quando, da
pastore, deve affrontare certi lupi travestiti di teologi come Hans Küng e
Hermann Häring, critici feroci di Benedetto XVI e bersaglio del più lungo dei
saggi contenuti in questo volume. Altri saggi pure degni di nota, meno polemici
ma secondo me forse più interessanti, sono i dedicati alla teologia della
storia di san Bonaventura e al senso cristiano della libertà, sempre nel
pensiero di Ratzinger.
Una idea che percorre tutto
il libro, e anche uno dei capisaldi della diatriba contro Häring, è che la
Bibbia non parla soltanto del passato, cioè del momento della stesura dei suoi
vari frammenti, ma del presente, perché nella Bibbia parla Cristo. Ad alcuni
credenti sembrerà ovvio, ma comunque anche se lo è va esplicitato: la Bibbia
parla di noi. De te fabula narratur,
si diceva una volta.


Eppure siamo liberi,
proprio perché Cristo redentore, cioè liberatore, c’entra con il nostro
presente e non soltanto con la Palestina di duemila anni fa; ed è grazie alla
libertà che possiamo guadagnare la sponda di quella esistenza soprastorica,
divina, da tutti agognata.
“La libertà è un
trampolino di lancio per tuffarsi nel mare infinito della bontà divina”, ha
detto una volta Benedetto XVI, in visita a un carcere minorile, “ma può
diventare anche un piano inclinato sul quale scivolare verso l’abisso”. Da qui
il discorso sulla “libertà redenta”, espressione ridondante ma luminosa, molto
amata da Ratzinger.
Come a quei ragazzi le mura del carcere, anche a
noi la gabbia dell’esistenza terrena ci sta stretta, non è vero? Eppure...