Nato dalle varie puntate di una
trasmissione radiofonica andata in onda negli anni quaranta, ha un linguaggio
spigliato ma preciso, ironico ma accogliente. Non è soltanto un’opera di
divulgazione, è una riflessione sulla fede con tanti spunti originali,
d’autore.
Soltanto l’uomo che si propone di
combattere tenacemente il male —dice per esempio Lewis a un certo punto— può
conoscere la portata della propria depravazione; colui che invece si arrende
alla tentazione dopo cinque minuti non s’immagina la forza che quella stessa
tentazione può raggiungere dopo un’ora. E io penso che è per ciò che i santi
parlano così male di se stessi. Comunque il ragionamento di Lewis non finisce
qui: di fronte alla pressione del male —continua— non ci resta che lasciar fare
a Dio, e ciò è fede. E a me sembra, nella sua semplicità, una bella definizione
di fede: se Dio è Dio, credere in Dio significa lasciarlo fare nella propria
vita.
Il
cristianesimo così com’è ha più di
sessant’anni, e ovviamente non si confronta con alcune questioni recenti che
adesso forse ci sembrano determinanti per il futuro della religione; ma è
meglio così, perché in realtà non sono per niente determinanti. Che aggiunge o
che toglie ai dati essenziali del cristianesimo l’accettazione sociale della
convivenza extramatrimoniale, della contraccezione, dell’omosessualità? Che
aggiungono o che tolgono alla verità del vangelo il caso Milingo o le carte di
Vatileaks? Niente.
Il mistero di Cristo va affrontato nella sua sostanza, senza sofisticazioni e senza mistificazioni: così com’è.