domenica 27 dicembre 2009

Immaginazione zero

Tra le raccolte di fiabe di Andersen, L’ombra e altri racconti (Orecchio Acerbo, 2005) non è quella più recente. Ma ha un titolo interessante, che rende omaggio a uno dei pezzi meno celebri ma secondo me più perfetti dell’autore danese, L'ombra. Non mi piace, invece, nel titolo, la voce “racconti”: è più bello “fiabe”, non vi pare?

L’ombra è la storia, intelligente quanto divertente, di un uomo che un giorno commette il peccato di scavalcare intenzionalmente con la propria ombra il balcone della casa di fronte, e che anni dopo —questa sarà la sua penitenza— si vede asservito da quella stessa ombra, ormai autonoma. Mi sembra una parabola profetica dei nostri giorni, beatamente affetti da “guardonite”.

La colpa non è dei media, o non è soltanto loro. Si dice spesso che siamo “bombardati” dalle loro indiscrezioni sulla vita privata degli altri; ma se davvero il gossip fosse percepito come una bomba, come un pericolo per noi, sparirebbe per difetto di domanda. Siamo semplicemente “invitati” al buco della serratura; e sono ben pochi a voler rinunciare a quella delizia, a non guardare, a non giudicare.

Eppure quel buco della serratura è un pericolo: c’è qualcosa di noi che rimane appiccicato ad esso, come l’ombra della storia, che una volta che si è introdotta nella casa di fronte si stacca dal suo padrone. C’è qualcosa, quindi, che si stacca da noi e che fa di quello sguardo indiscreto una perdita anziché un guadagno.

Certo, c’è anche l’esigenza di informazione, a tutela del bene particolare e anche del bene comune. E, per esempio, è nell’interesse pubblico che colui che governa (la nazione, la regione...: da noi ce n’è per tutti) sia una persona moralmente accettabile, cosa che invece forse in altri —il dentista, il tabaccaio— non ci preoccupa più di tanto, cioè possiamo passarci sopra senza tante storie. Ma una democrazia guardona, una democrazia cioè che, come si direbbe in gergo, non lascia niente all’immaginazione, è una democrazia al capolinea: cieca, in fin dei conti.

Ed è questo il punto, o almeno uno dei punti: l’occhio del grande fratello vede tutto, ma è interiormente cieco.

L’ombra tocca molti altri temi (la poesia, il potere, la conoscenza, il matrimonio...), e quindi non le rendo giustizia con questa chiosa sbrigativa. Ma penso che Andersen forse sarà contento di vedere rivendicata in questa sede una facoltà, l’immaginazione, che proprio lui ha esercitato in modo esimio.

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