Ok, allora riprendo. Potete annunciarlo, se volete: potete dire “a grande richiesta, alf torna sul web”, o qualcosa di simile, come negli spettacoli teatrali. Solo che non è vero, perché la richiesta non è stata grande.
È stata piuttosto ridotta, ma le persone che l’hanno sostenuta sono di quelle a cui non saprei dire di no, e quindi almeno per ora mi devo piegare al loro volere. Mi concedono comunque di spaziare di più i post, e lo farò, perché per me la cadenza settimanale è troppo impegnativa: ho parecchio da fare.
Oggi parlo di musica. Ecco qua, nella foto, una delle mie cantanti preferite, Natalie Merchant. Americana di origine italiano (aver anglicizzato il suo cognome, Mercante, è per ora l’unico difetto che le riconosco), ha cantato negli anni ottanta nei 10000 Maniacs per poi mettersi in proprio.
Retrospective (1995-2005) è una antologia del suo percorso in solitario. Not In This Life, Break Your Heart e Owensboro (le due prime scritte da lei, la terza arrangiata a partire da un brano tradizionale) sono le canzoni che mi sono piaciute di più.
La sua voce ha un timbro metallico tanto dolce quanto fermo, e chi, come me, ha una vocina asfittica non può che invidiarla.
Simone Weil ha un testo molto suggestivo sul potere della parola, tradizionalmente rimasto, in tutte le culture, in mano alla classe sacerdotale. Infatti nel nostro immaginario una voce come quella di Natalie Merchant diventa oracolo, appare come una sorta di leva di controllo di un certo ambito di verità vietato ad altri. E mi sa che Natalie Merchant, per l’energia e la convinzione con cui interpreta le sue canzoni, ne è consapevole.
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2 commenti:
Dall'Argentina hai una letrice contenta!
Auguri!
Mary
Grazie, attenta (e contenta) lettrice.
Alfredo
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