Lo avrà detto
alla moglie, il giorno della partenza: “Torno subito”. Ma lui, Magellano, non
poteva sapere quando sarebbe rientrato. Lei aspettava un figlio, e probabilmente
avrà fatto i suoi calcoli: “con un po’ di fortuna, forse al momento del parto
lui sarà già in casa di ritorno”, avrà pensato.
È stato così con
Magellano, e sarà stato così anche con gli altri 264 uomini che il 20 settembre
1519 sono salpati con lui per fare per la prima volta il giro del mondo.
Soltanto 18 sono tornati vittoriosi, appunto sulla nave Victoria; ma non
subito, bensì tre anni dopo. Gli altri —tranne i pochi disertori della nave San
Antonio, che a metà strada ha fatto marcia indietro—, con le altre tre navi, non
ce l’hanno fatta, e tra questi va annoverato lo stesso Magellano.
È stato il primo
giro del mondo, ma è stato anche un macello. La storia è raccontata da Stefan
Zweig in Magellan: der Mann und seine Tat,
quindi Magellano: l’uomo e la sua impresa.
Ma nelle traduzioni italiane, forse appunto perché la impresa è stata un
macello, il sottotitolo è stato cancellato, per cui il titolo è semplicemente Magellano.
L’incertezza del
ritorno è tante volte il sale della vita. Sembra assurdo, ma quando ho trovato
la scritta “Torno subito” nella vetrina di un negozio chiuso (varie volte mi è
successo), sono rimasto sempre un po’ sulle spine. Che fare, aspettare? La
commessa sarà andata a prendere un caffè o a qualcosa di più impegnativo? Cosa
può significare “subito” per lei? Forse neanche lo sa, come Magellano quando ha
preso il largo. Nelle esperienze più banali c’è sempre l’eco di qualcosa di
grandioso.
È il sale della
vita… e della morte. La morte è il ritorno più drammaticamente incerto. Infatti
la vita è breve, torneremo subito al regno dell’ignoto. Subito, sì…, ma quando?
Visto che ci
siamo, “torno subito” lo dico oggi anch’io, perché andando in ferie interrompo
per un certo tempo, non so quanto, questo blog.
Torno subito. Buone
ferie.