
Difendere
l'Insegnamento del latino non è una battaglia di retroguardia
Sembra
di retroguardia la «battaglia del latino». E invece non lo è affatto: tutti i
rami del sapere hanno pari dignità. Solo i parvenus pensano che scienze cosiddette dure più lingua inglese bastino a
formare cittadini consapevoli e ceti dirigenti capaci di pensare. Potremmo
osservare che nella lontana Cina è appena terminata la stampa dell'edizione bilingue
(latino e cinese) del Corpus iuris giustinianeo. La Cina infatti, volendosi dotare di un apparato giuridico moderno e
organicamente strutturato, ha preferito il diritto romano al «Common Law» anglosassone. Solo agli ignoranti notizie
di questo genere non fanno impressione.
Il
balbettio che anni addietro inneggiava alle «tre i» non porta lontano: semmai
abbrutisce. Archivi e biblioteche d'Europa (e degli Usa in quanto approdo di
ingenti materiali bibliografici di pregio trasmigrati nel tempo, in varie
guise, dall'Europa) pullulano di testi, manoscritti e a stampa, in latino e
anche in greco o bilingui. Un bel problema per bibliotecari e archivisti. Chi,
tra qualche decennio, saprà decifrare almeno il frontespizio di una
cinquecentina o di una secentina o intendere il contenuto di un documento della
cancelleria papale, la volta che latino e greco saranno scomparsi dal corso di
studi?
Il
12-14 aprile scorsi si è svolto a Torino un importante convegno promosso dal
Miur e dal Liceo Internazionale di Ivrea (diretto da Ugo Cardinale) sullo stato
di salute delle lingue classiche nelle scuole d'Europa. Gli atti appariranno
presto presso il Mulino. Hanno parlato autorevoli docenti di Spagna, Francia,
Belgio, Germania, Inghilterra, Finlandia, Russia, Grecia, Ungheria e Italia. È
risultato che l'unico Paese dove il curriculum liceale comporta, non ridotto a
capricciosa opzione, lo studio di latino e greco è l'Italia. Da noi però già
qualcuno vuol buttare fuori il latino dal liceo scientifico: una vera
volgarità, degna delle menti che partorirono, per l'università, l'infame tre +
due, ormai riconosciuto da tutti come una tragica buffonata. Ben vengano dunque
gli appelli francesi di cui ha detto ieri Avvenire. Possono giovare a noi: difficilmente produrranno un ripristino, in
Francia o altrove, della completezza formativa di cui la conoscenza delle
lingue e civiltà antiche è parte necessaria. Luciano Canfora.
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