Nell’originale francese, il titolo
era più pacato che in italiano: Aristote
au Mont-Saint-Michel. Senz’altro l’editore italiano, nel momento di
pubblicare il libro, ha voluto far leva sulla polemica innescatasi nei mesi
precedenti. Poi però ha inventato un sottotitolo conciliante, da par condicio: Come cristianesimo e Islam salvarono il
pensiero greco (proprio così, “Islam” con la maiuscola e “cristianesimo”
senza, chissà perché).
Del libro dirò solo che ha una parte
erudita, di studio minuzioso della trasmissione delle opere di Aristotele e
della produzione scientifica originale nel corso del medioevo; e una parte
polemica, di demitizzazione della civiltà araba e del suo ruolo di ponte tra la
Grecia antica e la cultura cristiana occidentale.
Nella prima parte, l’autore dedica
molte pagine a esaminare i vari canali attraverso i quali la cultura greca è
stata comunicata al medioevo latino. Si sofferma a lungo, per esempio, su
Giacomo Veneto, un monaco di Mont-Saint-Michel del secolo XII che ha tradotto
una quantità incredibile di testi.
Questa prima parte mi sembra seria.
La seconda invece è un po’ superficiale, a mio avviso: un po’ troppo improntata
alle generalizzazioni, ai pregiudizi. Per esempio, in passi come questo: “Se
non è certo che Amr ibn al-As (…), generale agli ordini del califfo Umar, abbia
incendiato la biblioteca di Alessandria nel 646 —è più probabile che abbia
lasciato propagarsi un fuoco accidentale— le parole che gli vengono attribuite
in questa occasione, anche se apocrife, intendono esemplificare lo stato
d’animo dei conquistatori: ‘Se questi libri contengono quanto è già nel Corano,
sono inutili. Se contengono cose che gli sono contrarie, sono nocivi’. In
entrambi i casi, i libri potevano bruciare”. Quindi, non sono stati gli arabi a
far bruciare la biblioteca di Alessandria, quella frase è apocrifa…, eppure sia
del fatto che delle parole si meritano la colpa!
Ho una certa simpatia per i
musulmani, non lo nascondo. Per quelli veri, si intende: non gli integralisti.
Talvolta mi sembrano un po’ arretrati religiosamente, come ancora inchiodati,
per così dire, nell’Antico Testamento, ma comunque hanno una religiosità di
massa che ritengo sincera, autentica in tante singole persone, e che senz’altro
è un bene che a noi cristiani oggi manca.
Sarebbe cieco vedere nei musulmani
una sfida soltanto geopolitica. La loro è soprattutto una sfida religiosa e
morale, come lo è stata, cinquecento anni fa, la riforma protestante per la
Chiesa cattolica. Perciò, alla sfida musulmana va data innanzitutto una
risposta religiosa e morale.
Certamente mi piacerebbe che fra duecento anni si potesse dire che in questo squarcio iniziale del terzo millennio la Chiesa ha reagito con qualcosa di paragonabile a quello che fu, a suo tempo, la controriforma (o riforma cattolica, se vogliamo usare termini più precisi). Speriamo.